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L’Italia presenta un ritardo digitale rispetto ai Paesi Europei

Il rapporto del desi, Digital Economy and Society Index del 2017, un indice sviluppato dalla Commissione Europea che misura il grado di diffusione del digitale nei paesi Europei vede l’Italia al 25° posto del ranking, facendola apparire con un profondo ritardo digitale.
Sui 28 Stati membri, l’Italia si colloca tra le ultime posizioni, registrando ancora un ritardo per l’utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle imprese e l’erogazione di servizi pubblici online, anche se sono stati registrati alcuni progressi rispetto all’anno scorso, in particolare grazie al miglioramento dell’accesso alle reti NGA. Tuttavia, sono stati notati scarsi risultati in termini di competenze digitali che rischiano di frenare l’ulteriore sviluppo dell’economia e della società digitali.

In particolare: “Italy ranks 25th in DESI 2017. The use of digital technologies by enterprises and the delivery of online public services is close to average. Compared to last year, Italy made progress on Connectivity, in particular through improvements in NGA access. However, its low performance in digital skills risks acting as a brake on the further development of its digital economy and society”.

Perché l’Italia è in ritardo digitale?

Le variabili analizzate (come si  vede dal grafico) sono state: la connettività, il capitale umano, l’uso di internet, l’integrazione delle tecnologie digitali e l’uso del digitale per i servizi pubblici.

Punto a favore per le imprese italiane

Sappiamo che la tecnologia è ancora un limite per l’Italia, rispetto ad altri altri paesi europei, però una nota positiva emersa nel desi è l’impegno delle imprese nel digitalizzare le fatture: “l’Italia sta colmando il divario con l’UE per quanto riguarda la digitalizzazione delle imprese. Le imprese che utilizzano la fatturazione elettronica, infatti, sono il 30%, percentuale di molto superiore alla media dell’UE (18%)”. E altro buon risultato è ottenuto per i servizi pubblici digitali, in cui: “l’Italia registra buoni risultati per quanto riguarda l’erogazione online dei servizi pubblici e i dati aperti (open data), ma presenta uno dei livelli più bassi di utilizzo dei servizi di e-government in Europa”.

 

 

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